Adriano Olivetti e Le Fabbriche di Bene, la lezione al Forum Della Chiara
Un incontro organizzato dalla Fondazione Olivetti dedicato al progetto imprenditoriale e comunitario di Adriano Olivetti.
Lo scorso 27 febbraio gli spazi del Forum Della Chiara hanno ospitato l’incontro “Le fabbriche di bene. La lezione di Adriano Olivetti”, incentrato sul modello imprenditoriale olivettiano e sulle sue comunità.
L’evento è stato organizzato dalla Fondazione Olivetti in continuità con il suo impegno ad attualizzare la storia dell’azienda e il modello culturale, sociale e politico di Adriano Olivetti, per «privarlo della sua dimensione storica», rendendolo un simbolo.
L’apertura dell’incontro-lezione è stata affidata a Beniamino de’ Liguori Carino, Segretario Generale Fondazione Adriano Olivetti e vice presidente dell’Associazione Archivio Storico Olivetti, per poi concludersi con letture dal romanzo Memoriale di Paolo Volponi, a cura di Giorgio Donini, con drammaturgia di Rossano Baronciani.
Questo evento apre per la prima volta il Forum Della Chiara a tutta la cittadinanza, ed è particolarmente sentito da Marina e Paolo Della Chiara per la vicinanza alla filosofia di Olivetti.
L’azienda, infatti, ha reinvestito i guadagni nelle sue attività aziendali, ripensando gli spazi e il modo di lavorare e progettando uno spazio di lavoro e relazione, pienamente integrato nel suo territorio.
Le fondamenta del modello Olivetti
All’origine delle innovazioni e del modello industriale di Adriano Olivetti, c’è lo spirito pionieristico di suo padre e le sue esperienze precedenti alla fondazione della Ing. C. Olivetti & C. nel 1896.
Un viaggio in Inghilterra e poi negli Stati Uniti gli danno modo di conoscere tre realtà da cui scaturirà la sua idea di impresa:
- Il mondo operaio reduce da lotte per i diritti fondamentali;
- L’emergente borghesia industriale statunitense;
- Thomas Alva Edison e i suoi laboratori.
Lo spirito pionieristico di Camillo Olivetti si traduce nella progettazione in prima persona del primo stabilimento a Ivrea, nel Fondo di Solidarietà Interna per i lavoratori, nel trasferimento nei pressi della fabbrica e nella creazione del Borgo Olivetti, nel rapporto di fiducia con gli operai e il suo collaboratore Domenico Burzio.
La sua visione umana e imprenditoriale viene poi attualizzata da Adriano, attraverso Ivrea come modello di città industriale del XX secolo (e, come tale, Patrimonio dell’Umanità UNESCO).
“Cos’è questa fabbrica comunitaria? È un luogo di lavoro dove alberga la giustizia, ove domina il progresso, dove si fa luce la bellezza, nei dintorni della quale l’amore, la carità, la tolleranza sono nomi e voci non prive di senso.”
Adriano Olivetti, Le Fabbriche di Bene, Edizioni di Comunità (2014)
Le “fabbriche di bene”
Per tutta la sua vita, Adriano Olivetti ha lavorato per modernizzare la società sotto ogni punto di vista, attraverso l’innovazione tecnologica, il benessere dei lavoratori e la progettazione di spazi funzionali. Seguendo l’insegnamento di Camillo Olivetti, la fabbrica diventa «un mezzo migliore di vita e comunanza sociale», che si fonde con il territorio per creare un disegno comunitario.
Il mondo nuovo di Olivetti si esplicita nell’architettura e urbanistica della città di Ivrea, il laboratorio della sua visione sociale, culturale, industriale e politica.
Per Adriano Olivetti l’architettura è la forma che qualifica una società, e che si evolve con essa e con il mutare delle sue esigenze.
Dal secondo dopoguerra, intorno allo stabilimento vengono costruiti nuovi edifici per accogliere sempre più servizi legati al welfare e alla cultura:
- Biblioteca, spazi per la lettura e per gli incontri culturali;
- Ambulatorio e infermeria con controlli periodici e trattamenti gratuiti;
- Asilo nido con mensa e controlli medici, giostre e giardini, consultorio ostetrico e pediatrico;
- Istituto tecnico industriale per meccanici;
- Centro formazione meccanici.
Alla cura delle persone corrisponde una estrema cura del prodotto: la produzione Olivetti è incentrata sull’eccellenza del design e della tecnologia, con macchine progettate dall’uomo, a misura d’uomo. Le macchine Olivetti sono strumenti fatti per raggiungere mete inarrivabili e curati esteticamente, con forme e stili immediati e capaci di esprimere il loro tempo, presentati con campagne di comunicazione iconiche.
La Fondazione Adriano Olivetti
La Fondazione nasce due anni dopo la scomparsa di Adriano Olivetti, allo scopo di proseguire le sue iniziative e tutelarne la figura.
Il patrimonio dei valori è inteso dalla Fondazione come strumento vivo per realizzare la visione olivettiana di società, non è una commemorazione del passato, ma un lavoro continuo di attualizzazione del patrimonio di valori per il progresso sociale.
Simbolo dei valori della Fondazione Adriano Olivetti è la campana, come metafora del risveglio della coscienza e simbolo fortemente legato ad Adriano Olivetti, di cui diceva:
«Ognuno può suonarla senza timore e senza esitazione. (…)
Suona soltanto per la parte migliore di noi stessi,
vibra ogni qual volta
è in gioco il diritto contro la violenza,
il debole contro il potente,
l’intelligenza contro la forza,
il coraggio contro la rassegnazione,
la povertà contro l’egoismo,
la saggezza e la sapienza contro la fretta e l’improvvisazione,
la verità contro l’errore,
l’amore contro l’indifferenza.»